La storia
Un presente che si racconta sullo scorrere di istantanee legate al passato. Un presente identitario ed ancorato alla tradizione sarda e all’Isola, alla città di Sassari, il teatro su cui l’agire cestistico diventa passione e regala spettacolo.
“Cosa poteva offrire Sassari ai giovani nei primi anni Sessanta? Una partita al biliardo da Natalino, qualche film e l'immancabile passeggiata in piazza d'Italia. Poi tutti a casa a vedere la televisione, magari da amici che quell'infernale apparecchio lo avevano già (la nostra televisione di Stato aveva appena mosso i suoi passi). Ma c'era chi non era d'accordo con questo tipo di vita e, siccome la pallacanestro già da un bel po' era sport conosciuto anche da noi, qualcuno pensò bene di passare il tempo libero dallo studio dedicandosi ad essa. Ma dove, e come? Allenatori non ce n'erano – o ce ne erano pochi – campi su cui esibirsi neppure. Ma, presso le scuole elementari di San Giuseppe, esisteva un campetto malandato con due canestri ancora più malandati”.
L'inizio
L'incipit del libro di Flaminio Mancaleoni è la fotografia migliore del seme il cui germoglio ha generato il presente della storica società sassarese. Tutto comincia nel lontano 1960, nasce dalla fortunata idea avuta da dieci giovani ragazzi sassaresi (Pietro Barracani, Rosario Cecaro, Graziano Bertrand, Antonio Manca, Giovanni Pilo, il primo presidente della Dinamo purtroppo scomparso, Bruno Sartori, Antonio Lavosi, Roberto Centi, Francesco Soccolini e Salvatore Virdis). Ragazzi come tanti ancora oggi si ritrovano a giocare all’ombra del canestro, ed a sognare di diventare grandi dello sport. L’idea e l’intuizione che genera la scintilla che fa divampare l’incendio, scatena la passione e scrive la storia. Il progetto è valido e conquista consenso. Si sviluppa passando dalle sapienti mani di Giovanni Pilo, Alessandro Ponti e Sandro Agnesa, massimi dirigenti della prima era sassarese, arrivando sino all’Avvocato Dino Milia, l’uomo che trasformò la Dinamo in grande società professionistica e regalò a Sassari la A2, ed a Luciano Mele, colui che dopo 50 anni ha reso possibile e confermato un sogno sperato e condiviso da tutti i suoi predecessori: la Lega A. Nomi e persone indimenticati ed indimenticabili protagonisti della storia, cui si è aggiunto Stefano Sardara, dal 2011 alla presidenza della società. Uomini che hanno vissuto e vivono con intensità ogni momento, che hanno saputo superare le difficoltà ed hanno raccolto, raccolgono e si spera raccoglieranno i frutti dell’impegno profuso.
Anni '60
La pellicola di celluloide torna indietro e mostra allo sguardo un gruppo di studenti del Liceo Azuni, storico istituto scolastico sassarese, che si davano sportiva battaglia a colpi di palleggi e di canestri sul campetto delle scuole elementari di San Giuseppe. Così comincia tutto. Il 23 aprile del 1960 il gioco diventa realtà cui dare un seguito e un futuro. L’atto di affiliazione alla Federazione italiana pallacanestro è la base su cui nel 1963 la Dinamo gioca la B regionale sul campo del “Meridda”. Dal “Meridda” alla palestra del Coni, la squadra sale di categoria ma retrocede. Si intravedono i primi movimenti sul mercato continentale e sassarese, c’è Silvio Angius, arriva anche il ripescaggio in serie C nazionale, c’è il contatto la società “Sa Posada”. Qualcosa di interessante sta per accadere in città, non un fenomeno passeggero e legato alla moda, ma un’idea radicata destinata a durare nel tempo. Nel frattempo, a cavallo fra i ‘60 ed i ‘70, si succedono alla presidenza Giovanni Pilo, Alessandro Ponti, Sandro Agnesa e Dino Milia: ognuno fa la sua parte, prova a dare il suo contributo al progetto, rafforzandolo ed ancorandolo ed identificandolo alla realtà isolana.
Anni '70
I primi anni ‘70 fanno temere per un possibile tramonto dell’epopea della palla a spicchi e, conseguentemente, della Dinamo. Il ‘74 si gioca in serie D, c’è aria di rinnovamento. In biancoblu (storici colori della maglia che ancora oggi fanno bella mostra di sé sui parquet dell’Italia dei giganti) arrivano nuove e giovani leve, l’Avvocato Dino Milia trova il primo sponsor da sposare alla maglia (L.I.S.A. Parodi), il connubio è tutto sardo, l’avventura comincia e si concluderà solo in pieno terzo millennio. Nel 1975 si punta alla B ma si ottiene la C. La Dinamo cambia impostazione, sbarca in città l’ex giocatore “Mimì” Anselmi nel ruolo di direttore tecnico: una splendida storia di amicizia e di passione scritta fra lui e la sua Dinamo, scritta da un uomo di valori e valore, scomparso nel maggio 2011 ma destinato a restare come pietra miliare lungo il percorso di crescita della società sassarese. Lo sponsor Olio Berio si affaccia sulla scena, mentre il settore giovanile comincia a dare ottimi frutti. Nel 1979 anche la Sella&Mosca entra a far parte del mondo Dinamo, piazzale Segni si prepara ad ospitare il palazzetto dello sport, in panchina c’è Sergio Contini: il primo anno è di rodaggio, la promozione in B arriva in quello successivo.
La prima A2
Gli anni ’80 si aprono con una retrocessione, ma nel 1982, l’anno dei Mondiali di calcio e del palazzetto in piazzale Segni, la Dinamo gioca in serie B, ma ancora una volta tutto si rivela effimero. Le difficoltà non mancano, ma carattere e forgia isolana e sassarese tengono comunque a galla il progetto. È ancora promozione, con Pierpaolo Cesaraccio, in campo ed in panchina, Giampaolo Doro, Peppone Pirisi e Sergio Milia sono alcuni dei grandi protagonisti del periodo. La svolta è vicina, lo sponsor diventa la Banca Popolare, la società scalda i motori. È il 1989: l’anno della prima impresa. La stagione in cui con De Sisti in panchina, Max Bini, Mario Porto e Lino Mura in campo, la Dinamo battendo Siena corona aspirazioni, sogni e speranze di Sassari e Sardegna regalandosi la prima volta in serie A2.
Anni '90
La A2 era una sfida molto affascinante ma particolarmente complessa, che nonostante tutto i biancoblu affronteranno sul parquet per ben 17 anni. Il primo lo raccontano fra gli altri coach Cesare Pancotto in panchina, i primi due americani della storia sassarese, Floyd Allen e Tom Sheehey, ed il playmaker Lino Lardo. Il campionato da matricola non è affatto semplice. La squadra va in visita ufficiale al Quirinale ricevuta dal Presidente della Repubblica e sassarese doc Francesco Cossiga. La prima storica salvezza arriva sul filo di lana e dopo due tempi supplementari: la città e l’Isola esultano. L’amaranto della maglia lascia spazio al biancoverde, la “Pintadera” fa la sua comparsa sulla canotta sassarese e suggella l’inizio del rapporto fra la Dinamo e il Banco di Sardegna, rapporto basato su fiducia e volontà di collaborare per regalare continuità al progetto. Sono gli anni della Dinamo Banco di Sardegna Sassari. Il ricordo scorre passando in rassegna le prodezze di top player come Comegys e Thompson, la crescita del giovanissimo Emanuele Rotondo che si avvicina in modo determinante ai destini del team sassarese, il tandem Miller-Frederick, “Iceman” Bonino e Federico Casarin (oggi all’Umana Venezia), il roccioso gigante Curcic e l’indimenticabile artista della schiacciata “Crazy” George Banks, i playoff giocati contro Livorno nel1998, l’amara retrocessione del ’99 e la fusione con Forlì dell’anno successivo.
Anni 2000
Si riparte dalla Dinamo vestita di bianco verde Banco di Sardegna, dall’Avvocato Dino Milia, da Emanuele Rotondo diventato sempre più stella, ma la squadra non ingrana, si cambia tanto in campo ed in panchina, la retrocessione è quasi evento ineluttabile e stavolta Sassari si ritrova a giocare in serie B. Un brutto colpo, ma la società non smobilita ed anzi rilancia per assaltare sin da subito il bersaglio grosso, per riportare l’orgoglio sardo alla ribalta di una platea che merita e sulla quale ha dimostrato di poter giocare. Ci vogliono però tre sofferte stagioni per rivedere la Dinamo Banco di Sardegna in paradiso. Emanuele Rotondo è talento che non abbandona la barca, arrivano fra gli altri Carrizo, Faggiano, Rolando, Guarino, Diego Ricci e Laezza. La squadra domina i campionati ma la prima volta si arrende ai quarti di finale contro Cefalù, la seconda in finale con Osimo, e solo al terzo tentativo consecutivo, con Franco Ciani in panchina, il palazzetto di piazzale Segni diventa bolgia indiavolata, spinge la squadra al successo e celebra la Dinamo Banco di Sardegna risorta e tornata in serie A2. Faina guida la nave al porto della tranquilla salvezza nel 2004, l’anno dopo Luciano Mele entra in società: Giorgio Valli è al timone ed al termine di un match al cardiopalma, contro Imola, arriva la conferma della categoria. È questo l’anno dell’addio dell’Avvocato Dino Milia, che dopo 33 lunghi anni alla guida della Dinamo Banco di Sardegna passa la palla e il testimone, fra commozione, passione e applausi. Inizia una nuova stagione e la pellicola ricomincia a scorrere sino ai giorni nostri. Luciano Mele resterà in sella per sei stagioni, coadiuvato dai suoi soci e da suo figlio Pinuccio Mele, che ricopre il ruolo di general manager societario. Nonostante l’ottimo lavoro svolto da Demis Cavina, il coach lascerà Sassari per scelta, dopo la finalissima playoff persa con Soresina, la squadra viene affidata alla grintosa esperienza di coach Meo Sacchetti e Ugo Ducarello, suo vice già ai tempi di Capo d’Orlando. Trent Whiting in azione (2008-09) L’organizzazione della prestigiosa Final Four di Legadue targata “Reale Mutua” (con Stefano Sardara ad avvicinarsi sempre più all’universo biancoblu) è la festa di compleanno per i 50 anni della società. La rincorsa playoff culmina nella vittoria in finale sulla Prima Veroli, regalo atteso e particolarmente gradito, tributo ad una società, ad una squadra, ad una tifoseria, ad una città e ad un’Isola che non si sono arrese alle difficoltà e che oggi, a pieno diritto siedono al tavolo dei giganti italiani del basket in Lega A.
L'esordio in Lega A
Né calcoli né proclami, solo spirito di sacrificio e lavoro in allenamento e in campo. Con Stefano Sardara entrato a far parte della compagine societaria del presidente Luciano Mele, la matricola sarda inizia il suo viaggio sui tortuosi tornanti della Lega A. A Sassari arrivano Travis Diener e James White, il confermato staff tecnico si arricchisce del gradito ritorno di Paolo Citrini, già vice con Cavina, e può contare su una solida base di conferme italiane, su tutti i veterani Manuel Vanuzzo e Jack Devecchi. Con Caserta, alla seconda di campionato, arriva la prima vittoria in Lega A, ogni gara è un evento di pubblico e identitaria passione, si soffre, si perde e si vince, sino a che la salvezza è in cassaforte ed impensabilmente Sassari si ritrova in corsa per un posto playoff. La post season spalanca le sue porte ai biancoblu: una spettacolare riedizione cestistica del Davide contro Golia. Vanuzzo e compagni vincono gara1 nel tempio milanese della palla a spicchi, poi cedono la serie in un PalaSerradimigni che non smette un solo istante di applaudire i suoi beniamini. Risultato storico, festeggiato e stampato a chiare lettere nella memoria, in un’estate che però assume presto il colore della paura. La scomparsa della società è possibilità concreta all’orizzonte. La città e la Sardegna rischiano di perdere una assoluta eccellenza. Il lampo è tutto nel sussurro che racconta di Stefano Sardara intenzionato a ragionare sull’acquisizione della società. Il giovane imprenditore sassarese esce allo scoperto e lavora al progetto. Sono giorni di snervante attesa, la fumata è bianca, la Dinamo passa dalla famiglia Mele a quello che, pochi giorni dopo, sarà decretato presidente dal Cda biancoblu. Inizia la rincorsa, fatta di punti fermi in panchina e sul parquet. Il colpo a effetto è il ritrovato accordo con il Banco di Sardegna come primo sponsor, storia che si rinnova con entusiasmo e continua. E poi ancora tanti marchi che scelgono di correre al fianco della squadra, le 3400 tessere abbonati, l’entusiasmo di una piazza pazza per la Dinamo. Una Dinamo che affonda le radici nel tessuto sociale ed imprenditoriale dell’Isola, che parla la lingua della Sardegna, che rappresenta con orgoglio la Sardegna, i sardi e la tradizione isolana. Il viaggio è lungo, tortuoso e ricco di insidie. La Dinamo Banco di Sardegna ha alle spalle un popolo intero, ed è pronta, ancora una volta, a fare la sua parte.
Massima serie
La Dinamo Banco di Sardegna Sassari riparte ancora dalla Lega A ma versione 2011-2012, riparte da una solida base fatta di oltre mezzo secolo di storia vissuta sul parquet, difficile e proprio per questo gratificante, costruita sull’Isola e grazie all’Isola, terra che ha accolto il seme del basket e lo ha coltivato, curato e fatto crescere sino a farlo diventare splendido e solido albero, da ammirare con soddisfazione e, soprattutto, da preservare. La Dinamo, alla sua seconda stagione alla ribalta della Lega A italiana, riparte dal passato e dal felice e fortunato legame che unisce la squadra simbolo della Sardegna al riconoscibile simbolo della “Pintadera”. Era il 1990 quando dopo la storica conferma in serie A2 conquistata dalla “Popolare”, scaduto il contratto di sponsorizzazione, la Dinamo dell’Avvocato Dino Milia si rivolse al Banco di Sardegna, istituto bancario isolano che il 26 giugno accetta la sfida della palla a spicchi e scende in campo al fianco della pallacanestro sassarese. Una scommessa giocata e vinta, un rapporto che supera le stagioni, che vive le emozioni delle vittorie e dei traguardi sfiorati, le delusioni delle retrocessioni e la gioia del ritorno al paradiso, matrimonio di lunga data che nell’estate 2011, quella della grande paura, della speranza, del passaggio di proprietà, dell’esultanza sarda e dell’inizio dell’era targata Stefano Sardara, si è rinsaldato nel quadro di una positiva, propositiva, lungimirante e sinergica collaborazione. Il Banco di Sardegna è main sponsor della Dinamo, come tanto a lungo era stato. Il marchio bianco verde e la “Pintadera” colorano il presente biancoblu: una nuova affascinante partita da giocare al massimo delle possibilità, da giocare assieme al Banco, all’intera Isola di Sardegna, alle Istituzioni ed agli sponsor che hanno sposato il progetto. Il presidente Stefano Sardara è ancora saldamente al timone del club, coach Sacchetti è al timone del roster, fra conferme e nuovi arrivi la squadra prende forma secondo una precisa filosofia umana e cestistica. A dicembre l'ultimo tassello va a posto con l'arrivo del giovane centro dell'Alabama Tony Easley. La stagione è esaltante, costruita sul lavoro e sul basso profilo di chi fa parlare il campo. Arrivano vittorie prestigiose, lacune destinate a rimanere come cartoline memorabili nel cassetto dei ricordi del popolo biancoblu. La lunga serie di vittorie (40 punti e 20 vittorie in regular season), il PalaSerradimigni che diventa una fortezza inespugnabile, la Final Eight di Coppa Italia a Torino, la vittoria di Travis Diener nella gara di tiro da tre punti all'All Star Game. E poi ancora la straordinaria serie dei quarti di finale giocata e vinta sul 3-0 contro la Virtus Bologna, i due buzzer beater firmati da Drake Diener e dal capitano Manuel Vanuzzo, la storica semifinale scudetto con gli attuali campioni d'Italia della Montepaschi Siena conclusa con una sconfitta in un PalaSerradimigni vestito a festa. Una cavalcata carica di emozioni che ha regalato alla Dinamo la chance di giocare in Eurocup, una grande opportunità che per la prima volta vede una formazione sarda fare il suo ingresso nell'olimpo della pallacanestro continentale. La Dinamo non è solo sport ma anche impegno nel sociale, attraverso attività strategicamente rivolte alla tutela dei soggetti che necessitano di particolare attenzione e ad una cura speciale dedicata ai giovani e alla loro crescita fisica e mentale. Su queste basi, fortemente voluta dalla società cestistica sassarese, nel 2011 è nata la Fondazione Dinamo, che opera nell’ambito territoriale della Regione Autonoma della Sardegna con finalità di solidarietà e partecipazione sociale nei settori dell’assistenza, della beneficenza, dell’istruzione, della formazione e dello sport dilettantistico. Ciò che racconta il 2012-2013 della palla a spicchi sassarese è una storia di sport e di Sardegna ricca di imprese, di emozioni di sogni che si realizzano, di passioni che ardono, di uomini, di cuore, di grande basket. La pre season regala la Dinamo all'Isola, a Barcellona l'urna lancia Sassari in Europa inserita nel gruppo H con Siviglia, Stella Rossa e Orlèans. La Dinamomania è fenomeno che dilaga, la società guarda al suo pubblico, alla sua gente, alla Sardegna intera e mentre il termometro degli abbonamenti tocca quota 3600 la giostra ricomincia a girare con tanti volti noti ancora sulla scena e nuovi innesti di valore chiamati a dare una mano al rodato roster affidato come sempre alle attente cure di coach Meo Sacchetti. Sassari parte forte, resta sul pezzo, non fa proclami ma sta nel gruppo di testa. Quando le suggestioni continentali si mescolano allo scorrere delle gare di Lega A. Quando le vittorie contribuiscono a rendere fortino inviolabile il PalaSerradimigni. Quando a Varese solo il ferro nega il canestro al tiro di capitan Vanuzzo. Quando la Dinamo non molla e ribatte colpo su colpo mandando a referto ottimi risultati contro avversari di livello e una classifica che vale la Final Eight di Coppa Italia (sconfitta in semifinale da Siena, poi vincitrice del trofeo). Quando in piazzale Segni la vittoria sui biancorossi varesini vale lo storico primato biancoblu. Quando l'entusiasmo della città e dell'Isola sono onda che trascina e travolge tutto e tutti sino a portare il Banco allo storico traguardo record dei 44 punti a sole due lunghezze dalla capolista Cimberio. Quando al termine di una serie infuocata giocata e persa con Cantù il palazzetto è bolgia che fra le lacrime festeggia orgogliosa i suoi giganti, allora come nel recente passato, si capisce cosa la Dinamo Banco di Sardegna rappresenti per la sua gente.
L'anno della coppa
L'estate non smorza l'ardore e la passione, la campagna abbonamenti è un nuovo successo, Istituzioni e sponsor rispondono presente, il mercato porta a Sassari il top d'Italia e d'Europa e conferma in biancoblu stelle di assoluta grandezza. La Dinamo c'è, è pronta alla sfida, è pronta a vivere la sua stagione fra serie A e Eurocup, assieme al pubblico del PalaSerradimigni, alla città di Sassari e alla Sardegna intera. Si riparte dalla solida base, dalla solidità delle convinzioni, dall'entusiasmo. Il ricco pre campionato made in Sardegna consente ai biancoblu di regalare momenti di grande basket all'Isola. La corsa è subito avvincente, corre parallela sui binari d'Europa, d'Italia e di Sardegna. Sassari gioca e vince scatenando l'entusiasmo crescente dei suoi supporter. L'apice è la Final Eight di Coppa Italia al Mediolanum Forum. Sassari arriva all'appuntamento senza il favore del pronostico e pesca subito i padroni di casa dell'EA7. Il match è destinato a restare indelebile nella memoria dei tifosi biancoblu e del basket italiano: il Banco grazie ad un secondo tempo da urlo batte l'Olimpia e vola in semifinale. Contro Reggio Emilia la Dinamo concede il bis e raggiunge il tripudio nella finalissima con i detentori del trofeo (campioni d'Italia in carica) della Montepaschi Siena: il Mediolanum Forum fa da cornice al trionfo mentre Sassari e la Sardegna esplodono di gioia per il traguardo tagliato.
In Eurocup la Dinamo supera la prima fase e fa uno step in più rispetto al recentissimo passato: Vanuzzo & Co, inseriti nel girone assieme a Bilbao, Cedevita, Charleroi, Chalon e Oldenburg, passano il turno e sbarcano alle Last 32. Il gioco si fa sempre più duro, stavolta in campo ci sono Bamberg, Ankara e Gravelines ma il copione non cambia e dopo un'epica sportiva battaglia con i tedeschi la Dinamo stacca il biglietto per le Top 16. Con l'Alba Berlino Sassari tocca la più alta vetta mai raggiunta, il doppio confronto si risolve a favore dei tedeschi ma il Banco esce a testa alta, e fra gli applausi. Intanto in campionato la Dinamo resta stabilmente ai vertici occupando la parte sinistra della classifica. I playoff diventano certezza con ampio anticipo sullo stop alla regular season, conclusasi con il quarto posto. Gli uomini di coach Sacchetti accedono alla semifinale contro l’EA7 Olimpia Milano, dopo aver eliminato l’Enel Brindisi di coach Bucchi ai quarti di finale, in una serie conclusa con un secco 3-0. In semifinale, nonostante due vittorie in trasferta, Vanuzzo e compagni perdono le tre sfide al PalaSerradimigni, il sogno biancoblu arresta così la sua corsa il 9 giugno al termine della gara 6 che chiude definitivamente la serie sul 4-2 e lancia definitivamente le scarpette rosse di coach Banchi verso la conquista del titolo.
Il triplete
Con la coccarda sulla maglia e in tasca il pass per l'Eurolega, la massima competizione della pallacanestro europea, la Dinamo Banco di Sardegna si presenta per la quinta volta ai nastri di partenza del campionato italiano di basket. L'estate è quella dei grandi addii, cambia i volti ma non la mission di un club che cresce proporzionalmente al suo incedere, che è ormai ospite fissa del teatro europeo, che non è più una semplice comparsa alla ribalta della Lega A. Coach Meo Sacchetti e gli assistenti Paolo Citrini e Massimo Maffezzoli guidano il roster che poggia sul riconfermato solido blocco italiano (Manuel Vanuzzo, Jack Devecchi, Brian Sacchetti e Massimo Chessa) ma si rinnova in toto sul fronte straniero. Il mercato porta in Sardegna Jeff Brooks, Edgar Sosa, David Logan, Rakim Sanders, Jerome Dyson e Shane Lawal. Dall'Isola nel 2014-2015 passano anche Amedeo Tessitori, Marco Cusin e Miro Todic, brevi passaggi che preludono a nuovi arrivi di Matteo Formenti, Cheikh Mbodj e Kenny Kadji. Nomi destinati a restare per sempre impressi nella storia del club e della palalcanestro d'Italia. La vittoria della Coppa Italia è trampolino per i sogni della tifoseria biancoblu, la pre season conferma che qualcosa è cambiato e che la Dinamo Banco di Sardegna può dire la sua, può fare qualcosa di importante. L'urna di Barcellona dice gruppo A: Devecchi e compagni si giocheranno la prima storica Eurolega contro Anadolu Efes Istanbul, Žalgiris Kaunas, Nizhny Novgorod, l'Unics Kazan e Real Madrid, corazzata che alla fine solleverà al cielo il trofeo più importante d'Europa. La Lega consegna a Sassari lo scettro da organizzatrice della final four di Supercoppa italiana, la Dinamo batte Roma in semifinale e poi Milano nella finalissima in piazzale Segni, conquistandosi la corona che vale il secondo trofeo in bacheca e lanciando alla grande la sua stagione.
In campionato si parte il 4 ottobre contro Bologna al PalaSerradimigni, Le gare di campionato si alternano a quelle di Eurolega. Il Banco di Sardegna scatta subito sul 4-0 in Lega A ma non riesce a regalarsi il primo successo europeo. Nei sei giorni che separano il 9 dal 14 novembre Cantù spezza la serie positiva in campionato, Kaunas è la prima vittima Eurolega del team sassarese. In Lituania, il 19 dicembre, la Dinamo saluta l'Olimpo dei giganti del vecchio continente (soltanto un arrivederci) e si trasferisce in Eurocup pronta a giocarsi l'accesso agli ottavi nelle Last 32 con Gran Canaria Las Palmas, Banvit Bandirma e Buducnost Voli Podgorica. In campionato dopo gli stop con Capo d'Orlando, Milano e Trento la squadra registra l'ingranaggio, chiude il girone di andata con cinque successi in fila e, da detentrice, si prepara a difendere la Coppa Italia 2014 sul parquet di Desio. I giganti biancoblu rappresentano un'Isola intera e le sue aspirazioni, hanno un vero popolo alle spalle e le potenzialità per fare, e fare bene. Sassari saluta anche l'Eurocup dopo essersi giocata la chance qualificazione in casa contro i Banvit, quindi batte Roma e sale sulla giostra Final Eight con indosso una maglia che sulle spalle mostra orgogliosa l'immagine stilizzata dei Giganti di Mont'e Prama, simboli di forza, di potenza e di Sardegna. Il 20 febbraio la Vanoli Cremona cede per 74-63. stessa sorte, il giorno successivo, tocca alla Grissin Bon Reggio Emilia dell'ex Drake Diener: 77-65 e Banco di Sardegna in finale. Il 22 febbraio è ancora Sassari-Milano. Ed è ancora successo biancoblu. A Desio, palla a due alle ore 19, i ragazzi di Meo Sacchetti vincono per 101-94, davanti ad un piccolo grande mare di tifosi biancoblu arrivati a sostegno della squadra dall'Isola a bordo di un charter Meridiana, provenienti da ogni parte d'Italia per tifare un club diventato emblema di identità e appartenenza. La Dinamo Banco di Sardegna spinge a fondo l'avversario, con un David Logan formato Mvp e Jerome Dyson autore di 27 punti. Um match vinto di autorità e condotto senza esitazioni, successo che scatena la festa a Desio, a Sassari e in tutta l'Isola. Festa che prosegue al PalaSerradimigni in occasione della sfida a Cantù: tifosi in delirio, giocatori con la medaglia al collo e una seconda coccarda sulla maglia. Salutata l'Europa, con Supercoppa e Coppa Italia già in cassaforte, i sassaresi possono concentrarsi unicamente sul campionato, sulla volata finale che, a 11 giornate dallo stop della stagione regolare, sarà determinare per definire la griglia playoff. Dopo Desio Sassari riparte bene, poi rallenta, si arrabbia, chiude con il doppio successo su Venezia e Cremona e, quinta in classifica, incrocia la sua strada con l'Aquila Trento ai quarti post season.
I playoff sono una storia a parte. Si lavora un anno intero pre centrarli, conquistare la migliore posizione possibile, prepararli al top e scalarli, come fossero montagna ripida e ricca di insidie. La prima è l'Aquila Trento, matricola terribile caricata ad entusiasmo che ricorda tanto i biancoblu dell'esordio in A ed ha battuto per due volte Sassari in regular. Gara1 si gioca all'ombra delle Dolomiti, le Aquile sorprendono la Dinamo Banco di Sardegna per 81-70, si portano sull'1-0 nella serie ma fanno scattare la molla che vale la svolta nella straordinaria annata dei giganti sardi. La reazione è immediata ed efficace: 88-79 in gara2 ancora a Trento; 103-78 in gara3 in piazzale Segni, quindi 84-80 nell'ultima e decisiva partita della serie. Il PalaSerradimigni trabocca di passione, l'Isola festeggia, le piazze della città sono in fermento: è semifinale. È ancora Sassari Milano. Già due volte nella sua storia la Dinamo Banco di Sardegna aveva raggiunto la semifinale scudetto, contro Siena al secondo anno in Lega A e nel 2013-2014 contro Milano. Biancoblu e scarpette rosse ancora di fronte, per la terza volta nei playoff, per la quarta volta nel 2014-2015 con Sassari vincitrice in finale di Supercoppa e Coppa Italia e l'Olimpia ad aggiudicarsi i match A/R in campionato. Fattore campo biancorosso, ma la zampata e tutta sarda: 74-85 al Mediolanum Forum e 1-0. L'EA7 accusa pesantemente il colpo, due gironi dopo impatta ad Assago sull1-1 (84-71), la serie è calda e si trasferisce in Sardegna. L'uno-due targato Sassari è spiazzante per le scarpette rosse di Luca Banchi che sentono forte la pressione e vedono nella Dinamo Banco di Sardegna un avversario sempre più scomodo e ingombrante: 84-76 in gara3, 80-67 in gara4 e 3-1 per Lawal & co. Difficile ribaltare la serie, quasi impossibile per alcuni, ma il basket è imprevedibile, Milano è una corazzata e con un colpo di reni raggiunge prima il 3-2 in casa (95-88) e poi espugna il palazzetto di piazzale Segni (74-67), annullando il secondo match ball della Dinamo Banco di Sardegna e rimandando tutto a gara7, quella decisiva. Come già accaduto in occasione delle altre sfide l'esodo biancoblu è massiccio. Arrivano in tanti ad Assago, dall'Isola e da tutta la penisola. Sassari è al centro dell'attenzione mediatica, in terra sarda non si parla d'altro, non si aspetta che la palla a due per poter scatenare il tifo. Dopo un supplementare, dopo un match giocato, quasi perso, quindi riacciuffato e poi vinto (86-81) la Dinamo Banco di Sardegna entra ufficialmente nella storia. Dopo soli cinque anni di permanenza in Lega A, grazie ad una programmazione attenta poggiata sulla filosofia dello step by step Sassari è in finale scudetto, giocherà contro la Grissin Bon Reggio Emilia, avrà ancora una volta il fattore campo a sfavore ma un'Isola intera, impazzita di gioia, alle sue spalle. Il 4 giugno al PalaBigi si gioca gara1. Il gemellaggio fra le tifoserie non raffredda le temperature dell'impianto emiliano, un'arena piccola e bollente, stracolma e compatta a difesa della sua squadra. Al PalaBigi però ci sono anche 90 eroici e fortunati supporter biancoblu, la squadra è orfana dello squalificato Lawal ma non è sola. I reggiani scattano però subito sul 2-0 (82-63 3 84-71), la Dinamo Banco di Sardegna è sotto, ma si gioca al meglio delle sette. Parlare di caccia al biglietto è riduttivo. Troppo piccolo il PalaSerradimigni per contenere la Dinamomania sempre più diffusa e dilagante. In piazzale Segni c'è l'ennesimo sold out. Imponenti coreografie fanno bella mostra di sé in settore C e settore D. La posta in palio è alta, la Grissin Bon prova a dare la spallata ma il professor Logan sale in cattedra e sull'80-77 è 1-2. Gara4 è una corsa a perdifiato, serve un supplementare per assegnare il punto, che grazie ad un positivo Jerome Dyson va alla Dinamo Banco di Sardegna e vale il 2-2. Il quinto atto della serie è concitato, si consuma sul filo degli episodi, con un Lawal Dominante e i padroni di casa biancorossi a spuntarla in extremis per 71-67. Reggio Emilia recupera l'infortunato Drake Diener e sul 3-2 si presenta al PalaSerradimigni con il match ball a favore. Gran parte del milione e seicentomila abitanti dell'Isola e sintonizzato su Sassari, in 5000 occupano gli spalti del palazzetto: società, squadra e popolo vogliono il pareggio. Finisce 115-108, al termine di una gara spettacolare, dopo ben tre supplementari e alcune giocate destinate a restare per sempre nella memoria dei supporter biancoblu. Sul 3-3 si torna a Reggio Emilia, comunque vada, per l'ultima volta. Conta solo vincere, non ci sono alternative, in palio c'è lo scudetto. La Grissin Bon parte bene, la Dinamo Banco di Sardegna fatica ma tiene vivo il fuoco sotto la cenere. La rimonta è servita, il sorpasso si materializza a 4' dall'ultima sirena. Tensione alle stelle, la palla del pareggio, del possibile sorpasso finisce fra le mani di Drake Diener: l'errore dell'ex vale l'urlo più forte dei 55 anni di storia della Dinamo Banco di Sardegna. Al PalaBigi, in città e in tutta l'Isola la notte si illumina a giorno, ed è tripudio. Dopo ben 69 partite Sassari è campione d'Italia. Al rientro dei giganti una vera, grande e partecipata festa di popolo si consuma in piazza d'Italia. La Dinamo Banco di Sardegna festeggia e va in vacanza, con nella mente il triplete appena conquistato. Con sulla maglia e sul soffitto del PalaSerradimigni uno scudetto, una Supercoppa italiana e la seconda Coppa Italia della sua storia.
#GIGANTIALCUBO
La Dinamo Banco di Sardegna entra definitivamente e di diritto nella storia del basket italiano. Il triplete regalato agli albi dai ragazzi di coach Meo Sacchetti e vessillo issato alto in tutta l'Isola: il team biancoblu ha radunato migliaia e migliaia di persone nelle piazze sarde, ha tenuto migliaia e migliaia di persone incollate alla televisione, ha conquistato gli appassionati della palla a spicchi e, nell'estate del post scudetto, ha scatenato una festa difficile da placare. Una festa di popolo che, con lo scorrere dei giorni e delle settimane, pur restando viva nel ricordo e nella mente dei tifosi e degli appassionati, ha lasciato spazio a un nuovo inizio. La programmazione è la base su cui costruire ogni percorso sportivo. Gli addii fanno parte del gioco, la società cresce e si struttura, continua a poter contare su sponsor e partner e su un pubblico sempre presente e sconfinato per un palazzetto ormai troppo piccolo per contenere lo straripante entusiasmo. La gente si mette in fila davanti alla biglietteria con 24 ore di anticipo per conquistare uno dei pochi abbonamenti stagionali rimasti, la Dinamomania è contagiosa e dilagante, scatenata ancora di più dagli acquisti del basket mercato estivo.
Coach Meo Sacchetti e il suo staff restano al comando del vascello biancoblu. A capitanare l'equipaggio, dopo l'addio di Manuel Vanuzzo, è Jack Devecchi, Capitan Futuro e perno sempre più solido e importante del roster sassarese. Confermati anche Brian Sacchetti e Matteo Formenti. E confermato, dopo lunga trattativa, anche David Logan, che proprio assieme a Devecchi, Sacchetti e Formenti, ha il suo nome marchiato a fuoco sul triplete. Alla Dinamo arrivano l'ex Siena, Milano e Maccabi Tel Aviv MarQuez Haynes, il funambolico Brenton Petway dall'Olympiacos, Jarvis Varnado (centro già visto a Pistoia e Roma), l'ex L.A. Lakers e Varese Christian Eyenga, l'esperto playmaker croato Rok Stipcevic e il promettente Joe Alexander, già prima scelta Nba e già compagno di Haynes al Maccabi. La pattuglia italiana si arricchisce invece della grande esperienza di Denis Marconato e delle qualità di Lollo D'Ercole, due scudetti a Siena e reduce dall'esperienza di Roma. Aggregati al roster il giovane lungo siciliano Francesco Pellegrino e il folletto giapponese Yuki Togashi, trait d'union fra il mondo Dinamo, l'Italia della palla a spicchi e il Sol Levante. Preparazione al Geovillage di Olbia, pre campionato interamente made in Sardegna con gare giocate in Gallura, a Nuoro, Sassari e poi ancora Cagliari e sud dell'Isola. Intanto la squadra si presentava ad autorità e sponsor alle tenute Sella & Mosca, poi al grande pubblico di Sassari e dell'Isola in piazza d'Italia. Il 14 settembre la Dinamo è di scena a Milano: il palcoscenico è quello dell'Expo, esposizione universale che assieme alle eccellenze del mondo ha ospitato anche i giganti di Sardegna.
Togashi saluta Sassari ma apre una interessante canale fra la Sardegna, l’Italia e il Sol Levante. La stagione comincia a fasi alterne, l’Eurolega si conferma mondo affascinante già esplorato ma ancora tutto da scoprire, ma quando al PalaSerradimigni scende in campo il Cska Mosca di Sua Maestà Teodosic - applaudito dagli spalti di piazzale Segni e grato per il tributo ricevuto - si capisce che l’Europa è una dimensione splendida e complessa, ma è difficile da affrontare. Sabato 21 novembre in conferenza stampa il presidente Stefano Sardara annuncia la fine del ciclo di coach Meo Sacchetti alla Dinamo. Due giorni dopo la squadra guidata dagli assistenti Massimo Maffezzoli e Paolo Citrini batte in casa la Consultinvest Pesaro, mentre martedì 24 novembre il nuovo tecnico biancoblu, Marco Calvani, viene presentato ufficialmente a pubblico e stampa. Il tutto a tre giorni dal round7 Euroleague a Mosca contro il Cska.
La campagna d'Europa, la seconda vissuta alla ribalta della massima competizione internazionale della pallacanestro, regala a Sassari gli elogi del numero uno di Eurolegue Jordi Bertomeu, i complimenti di coach e società avversarie e un importante bagaglio di esperienza vissuta al cospetto delle più forti e attrezzate del basket continentale fra cui Cska appunto, ma anche Tel Aviv, Bamberg e Malaga. La Dinamo saluta l'Europa d'Eurolega e si cala nella dimensione Eurocup: le insidie non mancano, così come le corazzate, come il Galatasaray Istanbul, scalpo eccellente che il Banco regala alla sua bacheca il 13 gennaio 2016. I biancoblu vincono tre delle sei partite delle Last 32 ma non riescono a staccare il biglietto per i quarti di finale. Va in archivio una nuova stagione europea per la Dinamo, non è ancora arrivato il successo ma la vittoria più grande è l'esserci, con continuità. La squadra torna a concentrarsi sul campionato, uno dei più indecifrabili degli ultimi anni, con Milano che sembra essere in grado di incarnare il ruolo di apripista e uno stuolo di potenziali antagoniste e mine vaganti che rendono impossibile ogni pronostico. La società prova a dare la scossa, arrivano in biancoblu l'Mvp 2014-2015 Mitchell e l'esperto playmaker Akognon, mentre torna a casa il lungo camerunense Kenny Kadji. A salutare sono MarQuez Haynes e Christian Eyenga. La strada verso i playoff è lunga e in salita, la Dinamo c'è, inciampa nella Coppa Italia, cerca la quadratura del suo cerchio e in febbraio saluta anche coach Calvani, dimissionario, quindi Mitchell, per affidarsi a uno dei suoi uomini simbolo: Federico Pasquini. In una apposita conferenza stampa il presidente Sardara spiega le motivazioni della scelta, ringrazia coach Calvani – presente e commosso – e affida le chiavi del roster al suo general manager. La squadra si compatta, contro Capo d'Orlando dà una dimostrazione di forza, attaccamento e determinazione. Intanto Sassari ottiene una licenza triennale per la partecipazione alla Nuova Eurocup targata Eurolega, ma la vicenda riserverà risvolti e sorprese che, nell'estate del post campionato, prenderanno forma di una nuova competizione internazionale, targata Fiba Champions. Nel frattempo, dal 7 marzo, giorno dell'ufficializzazione di Pasquini come nuovo coach, inizia una nuova era Dinamo, la terza dall'esordio nel massimo campionato del team biancoblù.Bologna si rivela nuovo crocevia per il team sassarese, a Pesaro (ottava giornata del girone di ritorno) la situazione è ancora in fase di assestamento. Come detto, con Capo d'ORlando la squadra reagisce, procede a fasi alterne fra Trento e Caserta, con la Torino di Jerome Dyson innesta la marcia e scatta prepotentemente verso i playoff, confermando la sua verve anche nella tana dei vice campioni d'Italia di Reggio Emilia, 98-102 alla terzultima di regular. Al penultimo giro di cronometro Sassari inciampa a Pistoia ma chiude in bellezza battendo in casa per 83-80 l'EA7 Olimpia Milano. Ancora una volta la Dinamo Banco di Sardegna centra l'appuntamento con la post season, ancora una volta sale sulla giostra playoff e, nonostante le difficoltà, dà un senso alla sua stagione. L'accoppiamento è di quelli che sembrano disegnati ad arte dal destino: il Banco sfiderà Reggio Emilia, sconfitta psolo poche settimane prima ma, soprattutto, nella finalissima scudetto che consegnò il tricolore a Jack Devecchi e compagni. Fattore campo a sfavore, emiliani carichi, Dinamo decisa a far bene nonostante una stagione lunga, intensa e travagliata. Reggio fa sue le prime due gare della serie al PalaBigi, tutto torna in ballo sul parquet del PalaSerradimigni di Sassari. La posta è alta, l'Isola, la città e la squadra vogliono crederci. Ma il destino, beffardo, si compie. Reggio sbanca il palazzetto. Sassari esce sconfitta, ma fra gli applausi. Riceverà l'abbraccio della sua gente nel saluto di fine stagione. Pronta ad una nuova sfida. Ad un nuovo viaggio, tutto da scrivere, sui tornanti della serie A 2016-2017.