La costruzione di un gruppo

La costruzione di un gruppo

In un campionato dal ribaltone facile, dove ogni giornata può essere un enigma, la Dinamo torna da Trento con una grande consapevolezza, quella di aver costruito un gruppo vero, che lavora duro in allenamento, che combatte, che lotta, che sembra avere quella connessione fondamentale nella pallacanestro moderna. Il talento è importante, la qualità del roster e il budget sono altrettanto importanti, ma quando riesci a trovare la quadra a livello di identità e di voglia di aiutarsi e soffrire in campo, allora questo diventa l’acquisto determinante, quello chiave.

Nel momento più difficile coach Bucchi ha puntato sul lavoro, sulla fiducia, su regole chiare e su alcuni aggiustamenti decisivi, non palesando di puntare su chiunque gli trasmettesse grande attaccamento e voglia in allenamento. Ha rivoltato la squadra di inizio stagione che oltre agli infortuni e alle emergenze peccava di presunzione e scollamento generale, ha dato un gioco e un’identità difensiva, ha mandato dei messaggi precisi, ha rigenerato alcuni pezzi del puzzle, rinunciando ad un giocatore di grande talento e potenziale.

Il primo tempo di Trento è stato mostruoso contro la 2^ miglior difesa del campionato, il Banco ha condiviso magistralmente la palla, ha punito ogni aiuto, ha mitragliato dall’arco e non è un caso quando diventi la migliore del campionato negli assist e nella percentuale del tiro da 3 punti. Sassari ha dato spettacolo, poi ha dimostrato di essere una squadra vera, che soffre quando gli avversari fanno di tutto per rientrare, che reagisce da gruppo agli infortuni e alle assenze, che trova risorse da chi ha sempre avuto l’atteggiamento giusto. 62-69 Trento è quasi rientrata nel match, manca ancora una vita, Bucchi perde anche Jones per infortunio (che è straordinario nel tentare comunque di provare a rientrare), in quel momento dimostri di avere gli attributi, di non sfaldarti, ma di reagire, parte tutto dalla difesa anche se le quattro vittorie in cinque partite portano con sé quasi 100 punti a partita.

Non stupitevi di questo Chessa, fermato solo dai problemi muscolari e già in palla dal precampionato, non stupitevi di Diop, che a volte difetta di concentrazione e continuità, ma che dà sempre l’anima, riuscendo a fare la differenza nei momenti decisivi. Non stupitevi di quello che può fare Treier o del livello raggiunto da Kruslin, che è straordinario, difende, ha il 55% da 3 punti con quasi 5 tiri di media a partita, è un punto di riferimento pazzesco, 9 partite in doppia cifra e tutte quelle cose che non vanno nelle statistiche. Non stupitevi di Dowe, che anche se parte male come ieri, è capace di prendersi la squadra sulle spalle nell’ultimo quarto e fare le giocate che servono alla squadra, così come Gentile, troppo importante nella costruzione del gioco. Alla fine, scopri che sono 6 i giocatori in doppia cifra, scopri che chiunque ha dato il proprio contributo e qui arriviamo ad un punto che ci preme sottolineare. Basta pensare che Stephens non sia determinante, come gioca la squadra con lui in attacco? Che tipo di atteggiamento difensivo ha la Dinamo da quando c’è lui? Non è che per caso crea gli spazi giusti in attacco, non è che con lo short roll passa benissimo la palla, non è che non hai più buchi sul pick and roll difensivo?  6 punti e 6 rimbalzi di media, chissenefrega, come il 6 nel posto che occupa Sassari in classifica, una squadra vera, un gruppo vero che non è quasi mai stato al completo, un gruppo che è passato sopra ad ogni infortunio o emergenza, un gruppo che tutto quello che ha se l’è guadagnato.